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Sipps: occorre incentivarne il consumo

Colorata, succosa e, soprattutto, indispensabile nell’alimentazione infantile: la frutta è un alimento fondamentale nella dieta dei piccoli per il suo elevato apporto di fibra, sali minerali e vitamine. Chiuse le scuole, iniziate le prime vacanze estive sotto uno splendido sole, in questi mesi più caldi per i bambini è fondamentale avere una corretta alimentazione, sana e ricca di fragole, ciliegie, albicocche, pesche, meloni, angurie, fichi, pere, susine, uva e frutti di bosco. Secondo gli esperti della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) questo alimento deve essere consumato preferibilmente fresco, di stagione, a km 0 e proveniente da coltivazione biologica, che garantisce almeno l’assenza di pesticidi nella produzione. “Il consumo di frutta e verdura – sottolinea la Lisa Mariotti, Nutrizionista Pediatrica Dipartimento Medicina dell’Infanzia e dell’età Evolutiva ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, consulente nutrizionista SIPPS – andrebbe incentivato soprattutto nei bambini e negli adolescenti, anche per arginare l’epidemia di obesità che minaccia di trasformare i prossimi decenni in un’emergenza di salute pubblica. La presenza della frutta nell’alimentazione del bambino è importante fin dal momento del divezzamento, sia dal punto di vista nutrizionale, sia dal punto di vista educativo, per abituarlo ad un’ampia gamma di sapori”.

Fonte: askanews.it

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Effetti terribili: attenzione al web': specialisti riuniti a Firenze

Ben 730 nuove sostanze psicoattive, 55 delle quali segnalate nell’ultimo anno 2018. Questo il dato che risulta dall’ultimo report pubblicato a giugno 2019 dall’EMCDDA (European Monitoring Centre on Drugs and Drug Abuse), l’ente preposto al controllo europeo delle nuove sostanze in circolazione e che negli ultimi anni ha aiutato gli Stati membri dell’Unione a riconoscere e poi combattere le nuove sostanze “sul mercato”. Con il termine ‘Nuove Sostanze Psicoattive’ (Novel Psychoactive Substances, dai cui l’acronimo inglese NPS) vengono indicate tutte le sostanze d’abuso, sia in forma pura che in preparazioni, che non sono sottoposte a controllo secondo le due convenzioni delle Nazioni Unite sui Narcotici (1961) e sulle Sostanze Psicotrope (1971), ma che possono causare conseguenze per la salute umana paragonabili a quelli determinati dalle sostanze ivi incluse. Le NPS rappresentano un problema emergente a livello internazionale, un fenomeno in costante evoluzione negli ultimi anni in cui nuove molecole vengono continuamente inserite nel mercato non solo per soddisfare nuove richieste da parte dei consumatori ma soprattutto per eludere i controlli che cominciano ad essere istituiti nei vari Paesi attraverso l’aggiornamento della normativa in materia. Mancando standard analitici di riferimento (inesistenti o non facilmente reperibili), le intossicazioni causate dalle NPS risultano estremamente difficili da riconoscere e ancora di più da trattare. Di questo e altro si parla oggi a Firenze al convegno nazionale della Società Italiana di Psichiatria. “Il termine ‘nuovo’ non è sempre appropriato per definire tali molecole – spiega Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società Italiana di Psichiatria e professore Ordinario di Psichiatria presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio, Chieti – ma va riferito prevalentemente all’insorgenza del loro uso ricreativo. Di frequente, infatti, le NPS sono frutto del ‘riciclaggio’ di prodotti sintetizzati in passato per scopi farmacoterapeutici e spesso abbandonati a causa dei notevoli effetti avversi. Da un punto di vista farmacologico le NPS sono estremamente eterogenee e le differenze di struttura chimica fra le singole sostanze rendono la predizione degli effetti desiderati e avversi dei rischi per la salute e degli eventuali interventi terapeutici estremamente complessa”. Fra i problemi più seri, il ‘marketing online’ di queste sostanze, che consente di raggiungere infiniti potenziali acquirenti, molto spesso giovani o giovanissimi. Spiega Enrico Zanalda, presidente SIP e direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Torino: “A porre i maggiori rischi sono sostanze stimolanti come catinoni sintetici, fenetilamine, responsabili di episodi di delirio paranoide, agitazione psicomotoria grave, aggressività, allucinazioni, nonché ipertensione, crisi convulsive, disturbi cardiovascolari, addirittura coma. Ma anche cannabimimetici sintetici, più spesso causa di intossicazioni potenzialmente fatali, ma anche di sintomi psicotici spesso non transitori”. “Non da ultimo – aggiunge Di Giannantonio – ricordiamo la comparsa nel gruppo delle NPS dei nuovi oppioidi sintetici, a partire dal 2009: molecole che comportano una seria minaccia per la salute pubblica. Si tratta infatti di prodotti dalla notevole potenza (il fentanyl, capostipite di questa famiglia, ha una azione circa 100 volte maggiore rispetto a quella della morfina), che vengono utilizzati sia di per sé, sia come adulteranti di partite di ‘sostanze classiche’, soprattutto eroina, causando scie di decessi per overdose”. L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) calcola in circa 88 milioni (25%) gli europei che hanno consumato sostanze illecite almeno una volta nella vita. Cannabis e cocaina sono ancora quelle più consumate (rispettivamente il 24,8 e il 5,1%).

Fonte: askanews.it

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Contribuisce ad aumentare il grado di vigilanza e concentrazione

Stanchezza e affaticamento sono problemi comuni, per gli italiani alla soglia degli esami universitari o di maturità. Ma non solo: dall’analisi del Royal College of Psychiatrists del Regno Unito, 1 persona su 5 si sente spesso stanca e 1 su 10 ha un senso di affaticamento prolungato. Un’assunzione moderata di caffè (3-5 tazze al giorno) ben distribuita nell’arco della giornata, in accordo allo stile di vita di un individuo, può aiutare a ridurre il senso di stanchezza nelle situazioni di tutti i giorni, come gli imminenti esami, e a migliorare l’attenzione sul lavoro o alla guida. La principale componente attiva del caffè è la caffeina, un composto che si trova in una serie di piante, incluse quella del caffè, del tè e del cacao. Una normale tazza di caffè contiene 75-100mg di caffeina, mentre i livelli nel tè e nel cacao sono inferiori. La European Food Safety Authority (EFSA) è giunta alla conclusione che esiste una relazione di causa effetto fra una porzione di 75mg di caffeina, la quantità presente approssimativamente in una normale tazza di caffè, e l’aumento di attenzione e di concentrazione. Tali effetti benefici si riscontrano, ad esempio, in situazioni di prolungato sforzo, come lavoro notturno, jet lag e lunghi viaggi.

Fonte: askanews.it

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